NEVER YOUNG

A docu-performance
Where’s Lolit* today?

drammaturgia  Francesca Macrì e Andrea Trapani
regia  Francesca Macrì
con  Marco Gregorio Pulieri, Irma Ticozzelli, Andrea Trapani, Sara Younes, Cristian Zandonella
e con la partecipazione di un coro di cittadini over 60

musica, sound design e live electronics  Giovanni Frison
aiuto regia e collaborazione artistica  Lorenzo Profita
assistente alla regia  Giorgia Azzellini
light design  Massimiliano Chinelli

produzione  Elsinor – centro di produzione teatrale, Fattore K
con la collaborazione produttiva di  OperaEstate
in collaborazione con  Teatri di Vetro e Atcl Lazio

un ringraziamento speciale a Lorenzo Letizia

PRIMA NAZIONALE
Festival OperaEstate
BMotion
23 agosto 2024
Bassano del Grappa

 

Never young è una progettualità che appartiene a una costellazione poetica dedicata al tema di Lolita. È un affondo nei nostri tempi, una docu-performance dentro una sezione della società che troppo spesso ci dimentichiamo essere il futuro: la pre-adolescenza. Dov’è oggi Lolita/Lolito/Lolit*? Dove lə possiamo incontrare nella comunità che ci circonda?

Never young è un salto verso il futuro nel tentativo di abitare un presente complesso, multiforme, agitato, dentro cui sentiamo tuttə – senza ordine di età – il bisogno di urlare con forza il nostro essere qui ed ora.

La società di oggi ci impone nuove domande, agita nuove rabbie e fa uscire dal vaso di pandora quelle mai domate del passato che si accumulano senza mai trovare una via d’uscita. Ma c’è una nuova generazione che arriva e pretende un dialogo. Cosa ci vuole dire, per dirla con Agamben, questa generazione che viene? Cosa gli abbiamo consegnato noi, Padri Storici? Cosa la politica? Cosa il mondo disinibito e a perenne consumo del web? Cosa le nuove tecnologie?

Lolita è troppe cose per sintetizzarla in un pensiero solo, ma certo ha rappresentato dalla seconda metà del Novecento ad oggi la curiosità verso un mondo degli adulti troppo lontano per poter essere d’aiuto o troppo vicino per poterne avere rispetto. La tensione verso l’altro, verso il nuovo che si avvicina, verso lo sconosciuto inteso proprio come territorio ignoto e confine da superare, è la lunga scia che da Nabokov, a Kubrick, passando per Balthus e Degas, ha segnato buona parte dell’arte e della letteratura del Novecento.

Cos’è accaduto poi? Dov’è finito quello sguardo tra innocenza e pornografia che ha attraversato in sequenza più generazioni? Dov’è oggi Lolit*? Dove si nasconde, se si nasconde? Perché ci stupiamo quando lə scoviamo sulle cronache dei giornali o in qualche saggio specializzato quando sono sotto i nostri occhi tutti i giorni? Come siamo passati da Lolita alle baby squillo – alla prostituzione nei bagni delle scuole – ai marchettari bambini – agli sugar baby/sugar daddy/sugar mommy? A OnlyFans? E non nei paradisi tropicali dove nel confine tra lecito e illecito troviamo ancora la letteratura, dalla Thailandia di Houellebecq al Sudamerica di Márquez, ma nelle scuole sotto le nostre case, in questa Italia presa in prestito dalla fretta, dalla libidine a tutti i costi, dal piacere indiscriminato.

Sono davvero finiti i sogni? Ma chi ha smesso, per primo, di sognare?

Direbbe Marisa Lombardo Pijola: sono dieci, cento, mille storie di Peter Pan al contrario. Giovani Lolitə, nuovi corpi che giocano a fare i grandi. Hanno perso l’isola che non c’è o forse semplicemente non ci credono più. Hanno annusato con un anticipo tremendo il fetore delle favole sbagliate che i genitori hanno loro raccontato. Vorrebbero ritornare a quelle originali, a quella durezza dei Fratelli Grimm che è stata – a un certo punto – nascosta all’infanzia perché ritenuta eccessiva. Incastratə in qualcosa di più grande di loro, si agitano come formiche. Noi li osserviamo. Non sono più bambini. Non sono ancora adulti. Sono il futuro.

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Il progetto prevede la presenza e la costruzione di un coro democratico di cittadini (over 60). Laddove possibile, il coro cambierà di città in città facendo interagire una parte della cittadinanza con i temi proposti. La compagnia, dopo il debutto, si rende disponibile a fare lo spettacolo anche senza il coro, se necessario.

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